Noi discutiamo una legge che è un po' il condensato di alcune proposte presentate tra cui la mia che parlava di modifiche alla legge sulla difesa del suolo, proprio per capire che quando parliamo dei fiumi non parliamo solo di un'asta fluviale, di un corso d'acqua, ma parliamo di tutto l'ambiente, tra l'altro molto delicato, delicatissimo.
Ricordo pure che il 15 maggio 2006, ero Consigliere e presentai una mozione con cui si invitava il Presidente della Giunta a costituire un gruppo tecnico composto da esperti dell'Assessorato alla tutela e risanamento ambientale, ai territori montani, alle politiche per la montagna, all'agricoltura e quant'altro perché stiamo parlando, quando parliamo di ambiente naturale, del coinvolgimento di diversi Assessorati. Purtroppo non è stato fatto niente, quindi, c'è anche molta autocritica in quanto sto dicendo.
Io credo che quando noi ci approcciamo, quando il legislatore vuole dettare norme su qualsiasi tema deve essere libero, libero mentalmente soprattutto dalla cultura del sospetto. E’ vero che noi parliamo di un provvedimento che riguarda una parte del nostro territorio che è stato oggetto di speculazione, per cui in passato è intervenuta la magistratura, ci sono stati processi, tutto questo è vero, però chi vuol approvare norme deve essere libero e non pensare che una norma possa favorire un illecito perché altrimenti farebbe la figura di quello che per paura di essere derubato si chiude in casa e non esce più.
Noi dobbiamo dare risposte, e questa legge alcune risposte le dà, non mi entusiasma nella sua stesura finale, per esempio, io nella mia proposta avevo previsto che i piani di gestione fossero approvati dall'autorità idraulica che è
Faccio mie le richieste che ci proponeva il Presidente della Commissione, il Consigliere Giancarli, circa la serenità, la pacatezza, il bisogno di approfondimento, abbiamo avuto tempo, ne abbiamo avuto tanto, tanto è vero che nel frattempo, quasi a rafforzare quanto dice il nostro Pai, all'articolo 20 punto 5 “Gli interventi di rimozione di materiale fluviale derivante da lavori idraulici di riprofilatura della sezione del deflusso, conseguente a condizioni di accertato sovralluvionamento, possono prevedere l'utilizzo del materiale asportato previo programma annuale proposto ed approvato”, è intervenuto il decreto ministeriale 161 che dice che il materiale asportato dalle opere di risanamento dei corsi fluviali non è più considerabile a rifiuto ma è da considerare come materia secondaria, sottoprodotto da utilizzare
Se questo è, e se siamo, veramente, liberi dalla cultura del sospetto, dov'è il problema che ci poniamo sulla valorizzazione? La valorizzazione del materiale litoide degli alvei fluviali, fa parte della nostra storia, non c'è nessun paese sui fondovalle marchigiani che non veda le proprie case costruite con materiali presi dai fiumi, una delle professioni maggiori, anche perché non necessitava di grande formazione professionale, era quella del carrettiere che, appunto, trasportava la ghiaia e le pietre dai fiumi fino ai paesi per costruirci le case. Altra pratica da portare ad esempio era quella degli agricoltori che coltivavano i fiumi ogni anno dopo ogni piena. Grazie anche ad una politica ambientalista salottiera, cioè di coloro che parlano di ambiente, ma sicuramente non hanno mai messo dito nell'ambiente stesso lavorandoci, di qui salottiera, oggi abbiamo questa situazione, i fiumi di fatto non si possono toccare, mentre i nostri agricoltori coltivavano gli alvei ove, non c'erano piante, non c'erano quasi boschi, come ci sono oggi, così il fiume aveva il suo decorso naturale come mamma natura vuole.
Quindi, questa storia della valorizzazione, veramente, a me non appassiona, e se appassiona qualcuno credo che noi dobbiamo prevederla oggi e, dal momento che è il Consiglio regionale che approverà le linee guida e come debba avvenire questa valorizzazione, perchè le linee guida non possono modificare una legge.
Allora io voterò a favore degli emendamenti che sono stati proposti, anche perché riprendono tale e quale la mia proposta di legge, dopo di che dovremmo essere molto attenti quando discuteremo nelle linee guida, e dire come va utilizzato il materiale, eventualmente, disponibile. Certo è, e ripeto, che se noi non mettiamo mano ad una politica seria e lungimirante che guardi a 360 gradi, a tutto il territorio, non faremo nient'altro che mettere dei cerotti su un corpo che ha ferite profonde delle quali molto spesso colpevoli sono anche gli amministratori locali che hanno fatto costruire, come diceva il Consigliere Binci, dove non era possibile, salvo, poi, chiedere il riconoscimento di calamità naturali. Abbiamo fatto costruire sulle spiagge e adesso chiediamo l'intervento statale. Prima creiamo i danni e poi chiamiamo la collettività ad intervenire, a spendere per mantenere privilegi di pochi.
Ecco io credo che noi dobbiamo interrompere questo circuito vizioso ed intervenire una volta per sempre con una legge quadro che riguardi la gestione e l'uso del suolo".